La corsa serale di Yatir by Abraham B. Yehoshua

La corsa serale di Yatir by Abraham B. Yehoshua

autore:Abraham B. Yehoshua [Yehoshua, Abraham B.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Letteratura
editore: Il Club di Milano
pubblicato: 2013-07-14T22:00:00+00:00


6

Imbacuccati in mantelloni immensi, i bambini che avevano già finito di fare i compiti erano scesi al pozzo. La Signora Sherira era riuscita a gran fatica a aprire la persiana della finestra da cui si vedeva il ponte, e i venti buttavano in aria le leggere seggioline di paglia che aveva messo in terrazza. Alle sei si erano già aperte tutte le altre finestre che davano sulla ferrovia e tante teste avvolte in scialli vi si affacciavano. Il gruppo di ragazzi e di ragazze arrivò alla solita ora, e Dardishi si sedette lì accanto. Alle sei e dieci si concluse la riunione del Consiglio Municipale, e la porta si aprì d’un botto e Baradon uscì fuori per primo, svelto svelto. Dura, molto dura era la strada in salita per Parnassi, il vignaiolo, su per la collina, e il suo cavallo stanco remigava contro la tempesta che infuriava, finché si fermò come inchiodato all’ultima curva. Attraverso la nebbia si potevano distinguere i cinque operai della diga, che avanzavano lentamente. La finestra di Ahudi, il malato, si aprì, anzi sbatté con fragore sul muro della casa. Meshullam l’orfano era già sceso, scalzo, fino al ponte e aveva posato i suoi rottami di ferro sulle rotaie umide. Gli strilli della zia, in ritardo come sempre, furono inghiottiti dal vento. Tutti erano già ai loro posti in attesa. Le lancette dell’orologio si muovevano lentamente verso l’ora in cui tradizionalmente Arditi sarebbe uscito dalla Stazione. Ziva già correva a balzi verso di me, con addosso un vestitino leggero, tremando dal freddo. Gli aghi dello scambio erano ancora fissi al loro vecchio posto, Arditi non si faceva ancora vedere, e un mormorio soffocato saliva dal paese formicolante di persone. Tutti gli occhi fissavano la Piazza della Stazione che pareva vuota e abbandonata. Tutti guardavano commossi i due aghi dello scambio ghiacciati nell’acciaio. Il sole impedito dalle nuvole vaganti inondava la montagna di rosso splendore. Oltre la tempesta, oltre i venti, oltre i flutti, un tramonto tranquillo e lontano. La luce si riversava sul volto di Ziva, e lei si faceva solecchio con il dorso della mano, guardando verso il paese mormorante.

Arditi oggi non è uscito dalla Stazione! Arditi non è uscito! Un cantico nuovo s’innalza e viene attraverso la coltre della nebbia che ha abolito ogni senso di responsabilità. Le sei e venticinque. Il dado è tratto. Ziva corse tutta eccitata alla bandierina rossa, buttata come al solito in terra, sciolse svelta svelta i legacci e la sciorinò al vento. Io cercavo con gli occhi l’Arditi ma solo il silenzio regnava in Stazione. Il fischio del treno si sentì da lontano, rotolando fra i monti come se il treno non venisse verso di noi. Ziva mi mise in mano la bandiera rossa, e io mi affrettai a buttare via lontano la bandiera vecchia, la bandierina verde solita, e presi a due mani la bandiera nuova e la sventolai sotto gli occhi di tutta la gente del paese. Un mormorio di approvazione venne dal pubblico degli habitués, ma nessuno si mosse.



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.